Di gomma si incomincia a parlare diffusamente in Europa, intorno la ll metà del Settecento. In quegli anni avvengono alcuni fatti interessanti: i Francesi Charles M. de la Condamine e Francois Fresneau scoprono, nell'America tropicale , le grandi foreste di Hevea Brasliensis, il mitico albero dal cui lattice si ottiene il caucciù, Poi una rapida successione: nel 1759 il governo di Parà invia la re del Portogallo un insolito manufatto, un abito di gomma; nel 1770 l'inglese Nairne inventa la gomma da cancellare, rubber, nel 1793 Samuel Peal ottiene il brevetto su un processo di impermeabilizzazione dei tessuti trattai con una soluzione di gomma trementina.
Eppure vi è una storia della gomma che parte da più indietro. E precisamente da Cristoforo Colombo, un italiano .
Fu lui all'indomani del suo primo viaggio , a raccontare di una particolare sostanza
elastica, estratta da certi tronchi. E fu ancora lui a portare in Spagna alcune delle palle che gli indiani di Haiti usavano per i loro giochi e che chiamavano
batos; esse rimbalzavano
mirabilmente e per più volte successive.
Ma c'è dell'altro lo stesso nome
gomma - che riecheggia probabilmente dal greco
kommi, di Erodoto – ha a che far con il grande navigatore. Il primo a divulgarlo fu infatti Herrera Tortessilas, compagno di spedizione di Colombo. Volente o nolente, Colombo fu dunque il primo
uomo-marketing della gomma: portava da noi una materia prima antichissima – di Origine Inca o Azteca – che poi sarebbe stata usata per produrre manufatti riesportabili nei mercati esteri.
Quello che non si conosceva era il know-how, la tecnologia.
Ma allora no se ne parlava.
Ben presto, comunque, si capì che il nodo decisivo sarebbe stato quello delle tecniche di lavorazione e produzione.Il futuro non stava tanto nelle gomme genericamente vegetali – l'adragante, la gomma arabica, l'agar-agar, pere esempio – né nelle resine, bensì nello sviluppo del caucciù. E quando, nel 1839, Charles Goodyear scoprì il processo di vulcanizzazione, si tratto di una svolta determinante: riscaldata con una miscela di zolfo, la gomma raggiungeva una elasticità perfetta, e diveniva robustissima e indeformabile.
Ulteriormente sottoposta a procedimenti adatti a migliorarne la tenuta all'abrasione e all'invecchiamento, e ad arricchire il potere isolante , la gomma era pronta a entrare nella grande industria: guarnizioni di tenuto, tubi elastici, materiale per auto,pneumatici – inventati
ufficialmente da J. B. Dunlop nel 1888 – sarebbero diventate le sue applicazioni più classiche.
Con l'allargarsi degli usi industriali della gomma, la parola andò sempre più ai ricercatori. Fin dal 1860, in realtà, si era iniziato a lavorare sulla ipotesi della gomma sintetica, e si era tentato di ottenere la separazione della sostanza
originaria nelle sue parti costituenti, e quindi la ricostruzione mediante parti simili. Le ragioni che premevano in questo senso erano molte: innanzi tutto – ed il motivo prevalente – vi era la necessità di produrre articoli in gomma dotati di una resistenza particolarmente elevata agli olii, agli acidi, e alle basi, all' acqua, agli agenti atmosferici, alle temperature.
Si trattava insomma di realizzare
artificialmente dei prodotti ancora più efficaci e affidabili delle materie esistenti in natura.
Fu la volta, così, fra il 1931 e il 1932, del neoprene e del thiokol, che tollerano l'azione dei solventi assai meglio della gomma naturale; e quindi – fra il '30 ed il '45, proprio per polimerizzazione del butadiene, dal premio Nobel Giulio Natta.
Sicchè anche le gomme sintetiche – gli elastomeri – conoscono bene l'italiano.
Di seguito prestigiosi marchi che hanno fatto la storia della gomma in Italia.